Focus: Pannolini e Assorbenti, per lo Stato sono un lusso, non una necessità...

Tempi duri in cui essere donne, in Italia.
 
Più avanti si va,  più caro è il prezzo da pagare. 
E no, non è una metafora. 
È presto spiegato a cosa ci riferiamo: benché ormai risaputo che l'applicazione dell'Iva sia obbligatoria su tutti i prodotti di largo consumo, è altrettanto nota l'evidente difficoltà esistente, nel distinguere quelli che sono i beni di primaria necessità - meritevoli, dunque, di un'agevolata tassazione - da quelli il cui consumo dipende da una libera scelta del consumatore.


In Italia, infatti, una donna che si rechi al supermercato per acquistare una confezione di assorbenti, non utili ma INDISPENSABILI ad ognuna per circa 5 giorni ogni mese,  (corrispondenti a circa 12 mila salviette stimate nell'arco di tempo fertile di 40 anni), si ritrova a doverli pagare con un'Iva del 22%,  poiché considerati un  BENE DI LUSSO.  Imposta notevolmente aumentata, peraltro, se messa a confronto con un più  accettabile 12% risalente al 1973, anno  di introduzione della stessa: dunque "si stava meglio quando si stava peggio"? Certamente no, perché oggi le soluzioni per l'igiene femminile sono fortunatamente molto più adeguate rispetto al passato, eppure, ahimè, a sentire i suggerimenti alternativi proposti dai sostenitori della Tampon tax, - contrari agli assorbenti poiché "inquinanti" e " poco ecologici" - sembrerebbe proprio di fare un salto indietro nel tempo, fino alle abitudini che erano proprie delle nostre nonne: si parla di ingombranti  pezze di lino che all'epoca venivano poi bollite nei pentoloni di rame con sapone di Marsiglia, per diverse ore, al fine di renderle sterili e di nuovo riutilizzabili per il mese successivo. 


Decisamente difficile da ascoltare nell'anno corrente,  anche considerato che sono tanti i prodotti in commercio di cui si possa fare facilmente a meno o rispetto ai quali si possano comunque immaginare svariate alternative, MA SICURAMENTE NON GLI ASSORBENTI. Semmai, ad esempio, un piatto di linguine al tartufo;  eppure, incredibilmente, il tartufo viene tassato con un'Iva agevolata del 5%, e considerato dallo Stato un bene più imprescindibile dei prodotti per la protezione dell’igiene femminile, ma non solo di quella femminile: ad essi si uniscono anche i pannolini per neonati - spesa fissa per le famiglie che si stima costi loro fino a 1.152 euro all'anno, di cui 208 d'imposta -  e i pannoloni per anziani e disabili,  tutti tassati con un'Iva del 22%, come fossero effettivamente uno sfizio, al pari di  automobili e televisori, aventi la medesima tassazione.


Al contrario, accanto ai tartufi, beni primari a quanto pare, troviamo, con l'Iva del 10% carne, birra, cioccolato, merendine, francobolli da collezione e oggetti di antiquariato. Si scende poi ulteriormente al 5% se parliamo di rosmarino e basilico, per giungere ad un 'aliquota del 4% per latte, ortaggi, occhiali, protesi per l'udito, volantini e manifesti elettorali. Sono addirittura esenti da tassazione le scommesse e il gioco del lotto, ma anche monete e lingotti d’oro da investimento.
Probabilmente sarebbe utile rivedere le priorità di un paese in cui le donne devono sentirsi dire che le mestruazioni sono un lusso.


Il ciclo non è lusso, e l'hanno capito anche in molti altri Paesi del resto del mondo: la Francia ha portato l’imposta dal 20% al 5.5%, l’ Olanda al 6%, in Inghilterra dal 17,5% al 5,5%, il Belgio dal 21% al 6%. L’Irlanda, così come il Canada, la ha invece addirittura abolita. E perfino in Kenya Il governo si è impegnato a distribuire GRATUITAMENTE assorbenti  alle studentesse, troppo costosi per la maggior parte delle ragazze, costrette altrimenti ad usare gli stracci che invece in Italia ci suggeriscono.


Si spera che in futuro in Italia alle donne, soprattutto appartenenti a famiglie monoreddito,  a cui  probabilmente non interessa mangiare tartufi ma arrivare a fine mese senza rinunciare alla propria igiene, venga dimostrata maggiore solidarietà, come è giusto che sia in un paese moderno, a cui interessi fare passi avanti e non salti indietro.


 - Erika Lando

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