MAGRONE: IL COMUNE CAMMINA DA SOLO. PER FORZA, NON C'E' NESSUNO CHE LO GUIDA.

Comunicato stampa del circolo Lega Modugno

Ammettiamolo pure, Nicola Magrone è camaleontico.
Sa nascondersi agli occhi di tutti, stando seduto ad un tavolino, confuso tra altri avventori.
Così come si confonde tra gli impiegati comunali, da umile travet, componendo e scomponendo numeri, sanando ossessivamente bilanci, contando e ricontando quanto dobbiamo e quanto abbiamo. E i conti non tornano mai.
E poi, ti spunta, all'improvviso, bardato di una striscia tricolore che va a misura con la piega dei pantaloni, nella serata di lunedì, lunedì di festeggiamenti del Santo Patrono, per la tradizionale consegna delle chiavi.
E volete che anche a San Nicola non raccontasse che lui è stato occupato in questi anni a riportare in attivo le casse comunali, perché quei farisei di prima avevano lasciato le casse vuote e debiti e debiti e debiti.
Dopo averlo detto, ma più per giustificarsi del fatto che ha concesso poche migliaia di euro come contributo ai festeggiamenti, magicamente ispirato dai fumi dell'incenso, dichiara tutto il suo amore verso questa città.
E lo dice al popolo della rivoluzione gentile: sentite come in questo paese ci sia amore, serenità, gioia?
È commovente. Lo dice credendoci.
E poi spara: il Comune ormai va da solo.
Detta così, apparirebbe come un complimento a tutti coloro che operano nell'amministrazione ordinaria.
Conoscendolo, invece, è un complimento a se stesso. Vuo dire che, lui e solo lui, ha reso questo comune così talmente organizzato da muoversi senza bisogno di alcuna guida.
Sarebbe capace di raccontare meraviglie parlando così anche del suolo lunare.
È un sognatore. Lui le rivoluzioni le sogna. Sogna di realizzare. Sogna di cambiare. Sogna di essere stato il salvatore di questa città. È un po' la caratteristica di tutti gli ex magistrati.
Ma se fino a ieri erano solo i cittadini a contestargli tutte le sue incongruenze, tutte le sue promesse mancate, adesso, da in po' di tempo, a questa parte, anche i suoi consiglieri comunali, i suoi pretoriani, i suoi fedeli guardiani della rivoluzione, hanno iniziato a disertare, ma non prima di aver messo nero su bianco le loro lagnanze.
Lamentano anni e anni di inutili ed inevase segnalazioni.
Lamentano di promesse che, a pochi mesi dalla fine del mandato, sono rimaste lì, sospese, senza che mai siano state trattate, senza che mai si sia impegnato un euro.
Magrone è così. È intelligente, colto, grande affabulatore, grande comunicatore ma le sue qualità si fermano di fronte alle difficoltà dell'amministrare.
Ora, ma forse da molto prima, lo hanno capito anche i suoi muti consiglieri che adesso prendono coscienza di tutti questi anni di fallimenti.
Escono dalla fase letargica per tentare, in extremis, di dissociarsi dal capo supremo.
Sentono che la fine incalza, morde, si impone, sempre più determinata.
Lo hanno osannato per tutti questi anni ma percepiscono che hanno osannato un uomo con dei limiti politici che si manifestano in tutta la loro gravità.
Il Cartellone si è concluso ma nessuno si è accorto dei colori e, adesso che inizia l'autunno, tutto diventa più grigio.
Il colore attuale di questa città.



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