Il primo documento che faccia menzione di Modugno risale all'anno 1021, quindi fra tre anni Modugno compirà mille anni di storia. Come si prepara questa città a vivere un traguardo così importante? Fin dal suo insediamento, Modugno, si è sempre distinta come luogo, come crocevia, a vocazione commerciale. In essa, si concentravano tutte le masserizie provenienti da tutti gli altri paesi limitrofi. In essa, si vendeva, si acquistava, si scambiava ogni sorta di beni. Il commercio era florido e ben presto tutto l' indotto che si era creato trovò ragionevole e proficuo insediarvisi.
Nei secoli, pur segnata da travagliate vicende, Modugno non ha mai rinunciato a questa vocazione commerciale che l'ha resa ricca, tanto da essere, fino a qualche decennio addietro, tra i primi dieci comuni, a livello europeo, per consistenti conti bancari. Oggi, cosa è rimasto di quella Modugno? Anno dopo anno, il numero di sportelli bancari sono andati progressivamente diminuendo e, con loro, il numero delle attività commerciali, il numero delle attività' artigianali ed industriali. Oggi, basta attraversare le principali arterie cittadine per constatare che sono molte le attività che hanno abbassato per sempre le loro saracinesche. Più di un terzo delle piccole e medie aziende, pur numerose nel passato, nell'area artigianale, hanno definitivamente cessato la loro produzione, licenziando di conseguenza centinaia di operai, tecnici, impiegati. Stessa sorte per il settore industriale, con centinaia di esuberi e cassintegrati.
L'edilizia, altro settore un tempo in attivo, versa in una condizione di premorienza. Eppure, essa da sola, garantiva a questa città, fino a qualche anno fa, una delle entrate più cospicue per le casse comunali, in materia di oneri di urbanizzazione. Si dirà, è stata la stessa crisi che perdura ormai da dieci anni. Certamente, ma vi sono anche altre ragioni, altre cause, che hanno condotto a questa situazione di stallo. Si respira un aria di rassegnata sfiducia, si registra una diffusa povertà. Le note vicende giudiziarie che hanno profondamente segnato l'intero quadro politico di questa città hanno contribuito a spingere inesorabilmente in una direzione totalmente opposta alla preesistente, con il definitivo blocco della intera attività edile, di cui adesso registriamo le inevitabili conseguenze. Maestranze senza occupazione, studi tecnici inattivi, un mercato immobiliare paralizzato.
Oggi, Modugno, è senza alcun dubbio, una città disperata. Eppure, stando all'ultimo Rendiconto del Bilancio comunale, esiste un tesoretto di ben sei milioni di euro conservato nella casse del Comune. Si potrebbe obiettare che sono soldi in disavanzo, i quali non sono stati spesi perché non si sono realizzati dei progetti previsti. Ma di questi tempi non ci possiamo permettere obiezioni. Come intende spendere tutti questi soldi l'amministrazione Magrone? Il sindaco Nicola Magrone, candidatosi a Sindaco più volte negli ultimi quindici anni, alla fine lo è divenuto grazie anche - non è un mistero o una menzogna - sventolando la bandiera della legalità e facendosi portavoce di coloro che protestavano contro il malaffare, gli abusi edilizi, la cattiva politica. Malaffare abbondantemente ridimensionato nel corso di un processo lungo, privo di fatti sostanziali, che sta mostrando tutte le incongruenze di una indagine lacunosa. Abusivismo che negli annunci era stato enfatizzato ma che si stanno rivelando essere alla pari di un trullo o di una serra. La cattiva politica, la stessa da cui si sono ereditate opere pubbliche progettate e finanziate.
Il sindaco Nicola Magrone, scegliendo di dare una stretta ad una presunta edificazione selvaggia, ha di fatto penalizzato il lavoro di migliaia di operatori che di edilizia vivevano. Centinaia di famiglie modugnesi hanno visto, nel corso di cinque anni, cambiare totalmente la loro vita. A questo, si aggiunga una percezione diffusa di degrado, di abbandono che connota l'intero territorio. Noi crediamo che sia arrivata l'ora per una inversione di tendenza. Questa città ha necessità di rialzare la testa, di ritornare ad essere una Città attiva, produttiva, attrattiva. Un'attività commerciale, sin da quando al mattino alza la saracinesca, è il simbolo di un benessere che coinvolge tutto il tessuto sociale.
Un'attività commerciale è lavoro che si riverbera su tutto il resto della cittadinanza. Quel tesoretto può rappresentare la chiave di volta per ridare a questa città una immagine diversa. Ad esempio, sarebbe necessario riportare l'illuminazione pubblica delle maggiori arterie al pari dell'intensità presente in Corso Umberto. Cancelliamo questo clima funereo che ha caratterizzato questi ultimi anni. Ricreiamo per dicembre un clima natalizio, assicurato negli ultimi anni per iniziativa dei soli commercianti, che unitamente ad iniziative culturali possa allietare il periodo delle feste più importanti dell'anno. Si riveda l'applicazione della T.A.R.I.P. che sta pesando in modo negativo sui bilanci delle partite IVA, già oberate da tasse e gabelle di ogni tipo. E' necessario che l' Amministrazione intervenga di proprio nel costo globale del servizio di raccolta, di cui si dovrebbero approfondire con più attenzione i reali costi e i reali benefici rinvenimenti dalla differenziata.
Si intervenga su uno studio e su in piano della viabilità, con nuove e adeguate soluzioni razionali che tengano conto anche di una necessaria redistribuzione dei parcheggi auto e di stalli che prevedano carico e scarico delle merci per le attività commerciali. In occasione della Fiera del Crocifisso, si renda trasparente la modalità dei permessi rilasciati agli operatori e, a questi, quasi tutti forestieri, si addebitino i costi di pulizia speciale da parte della società di nettezza urbana e si considerino i costi degli agenti di polizia impiegati nella due domeniche. Si presti attenzione a tutti gli abusivi che occupano tutti gli spazi che dovrebbero essere le necessarie vie di fuga. Inoltre, non rilasciano scontrino e vendono falsi prodotti griffati, con nocumento per l'economia nazionale. Modugno usi questo tesoretto per un rilancio della sua economia. Abbiamo sei milioni di ragioni.
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