L'interruzione volontaria della gravidanza, ad oggi è la prima causa d'infanticidio nel mondo: milioni di bambini smembrati e uccisi nel luogo più sicuro per ogni creatura: il ventre materno.
La legge consente alla madre di non riconoscere il bambino e di lasciarlo in ospedale (DPR 396/2000, art. 30, comma 2) affinché sia assicurata l’assistenza la tutela giuridica. Il nome dei genitori, se richiesto, rimane secretrato nell’atto di nascita del bambino e non è divulgato.
L'aborto, legale in italia dal 1978 con la legge 194, fino al 2016 ha causato la morte di 5.814.625 bambini (ad oggi sicuramente già oltre i sei milioni), e queste sono solo le cifre ufficiali del ministero della salute, che non tengono conto degli aborti fatti in casa o nelle varie "cliniche"abusive (vedi Villa Gina a Roma).
Sei milioni, un numero che evoca il ricordo di un'altra strage effimera tanto quanto questa: esseri umani puri, rinchiusi in lager amniotici e deliberatamente uccisi, madri che si fanno carnefici, medici, che a discapito del loro giuramento, si prestano non alla vita, bensì alla morte; tutelati dalla "legge", quella legge che diventa per loro rassicurante: una legge che non fa sentir nessuno assassino, una legge che identifica quel "feto" come un qualcosa da estirpare, un "grumo di cellule" -la stessa descrizione che si da al cancro-, come se quel "grumo di cellule" sia destinato a rimanere tale in eterno, come se quel "feto" da lì a poco non diventasse una creatura che corre gioca e ti chiamerà mamma!
No, quei bambini non sono bambini, perché la vita inizia solo quando lo dice la legge, prima di ciò non esiste il futuro; per cui quei sei milioni non sono persone, un po' come non lo erano gli ebrei agli inizi degli anni quaranta, gli italiani giuliano/dalmati dal '43 al '45 (le foibe), o gli armeni dal '15 al '16; anzi, loro non hanno diritto nemmeno a vederlo sto mondo perchè "la legge lo consente".
Ma quando inizia la vita?
La vita umana comincia al momento del concepimento. Si tratta di un fatto scientifico, non di una filosofia, di una speculazione, di un'opinione, di una congettura o di una teoria. Oggi, l'evidenza che la vita umana inizia fin dal concepimento è un fatto così ben documentato che nessuno scienziato intellettualmente onesto e informato o un medico possono negarlo.
Nell'ottobre del 1971, un gruppo composto da 220 medici, scienziati e stimati professori sottoposero un fascicolo "amicus curiæ" alla Corte Suprema americana. Essi dimostrarono alla Corte come la scienza moderna aveva già stabilito da tempo che la vita della creatura umana è un continuum, e che il bambino non nato, fin dal momento del concepimento, dev'essere considerato una persona come la madre. Il documento serviva a comprovare in modo chiaro e conclusivo come la scienza moderna - l'embriologia, la fetologia, la genetica, la perinatologia e tutta la biologia - conferma l'umanità del bambino non nato.
Molti sostengono che l'aborto sia una scelta della donna o dei genitori, i quali, in base ai propri interessi debbano scegliere se tenere o no il bambino.
"In base ai propri interessi", ancora una volta qui il bambino viene spersonificato e declassato ad oggetto che deve vivere o morire in base agli "interessi" dei genitori, come se il nascituro non avesse diritto al primo fondamentale diritto: la vita.
E se la donna per un motivo o per l'altro non potesse o non volesse tenere il bambino?

L’immediata segnalazione alla Procura della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni della "situazione di abbandono" del neonato non riconosciuto, permette l’apertura di un procedimento di adottabilità e la sollecita individuazione di un’idonea coppia adottante.
Il neonato ha così garantito il diritto di crescere ed essere educato da una famiglia e assumere lo status di figlio legittimo dei genitori che lo hanno adottato.
Nel caso di gravidanza dovuta ad una violenza?
Qui si entra in un campo più "etico"e le risposte a questa domanda sono a loro volta una domanda: che colpa ha il figlio di uno stupratore per meritare la morte? è giusto "correggere" un atto abominevole come lo stupro con un altro atto abominevole come l'infanticidio del proprio figlio?
E se ci fosse il rischio di un bambino malato?
Abbiamo mai chiesto ad un ragazzo con la sindrome di Down come si sentisse o se fosse felice della sua vita? L'abbiamo mai chioii esto ad un paraplegico, ad un non vedente ecc? Nonostante i loro handicap, credete che loro non siano felici di vivere come gli altri?!
Possiamo decidere della felicità di un altro individuo -disabile o meno-?
Ma l'aborto è anche un trauma, trauma per i genitori e particolarmente un trauma per la donna che oltre le ovvie conseguenze fisiche che si possono manifestare (impossibilità futura nell'avere figli, danni all'utero e all'apparato riproduttivo ecc), manifesta nella stragrande maggioranza dei casi conseguenze psichiche, tra cui in particolare:
Psicosi post-aborto: quadro di scollamento dalla realtà di natura psichiatrica che si sviluppa immediatamente dopo l'aborto e può durare oltre 6 mesi.
Disturbo da stress post-aborto (PTSD): si sviluppa a partire dai 3 ai 6 mesi dopo l'aborto e presenta i sintomi tipici dei reduci di guerra: insonnia, incubi, tachicardia, aumento dell'ansia, allucinazioni olfattive, uditive, visive, pensieri e immagini intrusive, irritabilità, scoppi di collera, difficoltà a concentrarsi, ipervigilanza, esagerate risposte di allarme, somatizzazioni.
Sindrome post aborto (PAS): può insorgere sia subito dopo l'aborto ma anche a distanza di anni, persino decenni, con incapacità di provare emozioni, distacco dagli affetti, disturbi dalla comunicazione, disturbi del pensiero, disturbi dell,alimentazione, disturbi della sfera sessuale, disturbi neurovegetativi, disturbi fobici, disturbi d'ansia, depressione, pensieri suicidi, tentativi di suicidio, disturbi del sonno, inizio o aumento del consumo delle sostanze stupefacenti, alcool o psicofarmaci.
Abbiamo mai chiesto ad un ragazzo con la sindrome di Down come si sentisse o se fosse felice della sua vita? L'abbiamo mai chioii esto ad un paraplegico, ad un non vedente ecc? Nonostante i loro handicap, credete che loro non siano felici di vivere come gli altri?!
Possiamo decidere della felicità di un altro individuo -disabile o meno-?
Ma l'aborto è anche un trauma, trauma per i genitori e particolarmente un trauma per la donna che oltre le ovvie conseguenze fisiche che si possono manifestare (impossibilità futura nell'avere figli, danni all'utero e all'apparato riproduttivo ecc), manifesta nella stragrande maggioranza dei casi conseguenze psichiche, tra cui in particolare:
Psicosi post-aborto: quadro di scollamento dalla realtà di natura psichiatrica che si sviluppa immediatamente dopo l'aborto e può durare oltre 6 mesi.

Sindrome post aborto (PAS): può insorgere sia subito dopo l'aborto ma anche a distanza di anni, persino decenni, con incapacità di provare emozioni, distacco dagli affetti, disturbi dalla comunicazione, disturbi del pensiero, disturbi dell,alimentazione, disturbi della sfera sessuale, disturbi neurovegetativi, disturbi fobici, disturbi d'ansia, depressione, pensieri suicidi, tentativi di suicidio, disturbi del sonno, inizio o aumento del consumo delle sostanze stupefacenti, alcool o psicofarmaci.
In conclusione, l'interruzione di gravidanza non è una soluzione, ma un atto di puro egoismo che spegne la vita e la mutila sul nascere; si tenta di spersonificare il nascituro, si tenta di sminuire la vita innocente che si sta creando e ci giustifica con una legge efferata nonostante sia chiaro che sin da subito quel "grumo" di cellule sia già una vita, una vita che domani potrà cambiare il mondo e che da lì a poco potrebbe camminare sul tuo stesso pianeta.
Per cui, prima di abortire, guarda negli occhi un bambino e pensa che da lì a poco quegl'occhi vorrebbero amare solo te.
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