“Una situazione grottesca", questo il commento di un uomo in riferimento alla vicenda avvenuta in questi giorni, che vede protagonista proprio un suo amico, dal quale è stato chiamato in soccorso. Quest'ultimo, un dipendente dell'Amiu, era stato trasportato all’ospedale Miulli di Acquaviva, uno dei centri covid-19 della regione Puglia.
Seppur sia risultato positivo al tampone, non è in condizioni tali da necessitare di un ricovero, gli è stato invece raccomandato di tornare a casa per osservare il periodo di quarantena domiciliare.
E qui nasce il problema su cui è imperniata la vicenda, in quanto sostanzialmente non esiste un percorso inverso per riaccompagnare in modo protetto i pazienti positivi nelle proprie residenze, e le ambulanze private non sono attrezzate o, anche nel caso in cui potessero, non sono certamente gratuite, ma a quanto pare richiederebbero un compenso di non meno di 300€.
"Si parla tanto di prevenzione e di invito a restarsene a casa, ma come fa a rientrare senza mettere altri a rischio?”, così continua l'amico del paziente, il quale si sta ingegnando per trovare il sistema di trasporto apparentemente più sicuro.
“Compro un paio di fogli di cellophane – spiega – ne sistemo uno come fosse una tendina per isolare la parte anteriore da quella posteriore della mia macchina usando della carta gommata e ne metto un altro a copertura dei sedili. Indosso e faccio indossare guanti e mascherine e prego il buon Dio che ce la mandi buona. Del resto a quanto pare non abbiamo alternative, a meno che le autorità competenti si facciano avanti per spiegare come comportarsi in queste situazioni”.
Ma c'è di più: l'amico dell'uomo in questione sarebbe anche a rischio di denuncia in quanto, stando a quanto dichiarato, ha chiamato il 112 per sapere cosa scrivere nell’autocertificazione, ma gli è stato detto che non avrebbe dovuto presentare alcuna autocertificazione perché lui non poteva uscire di casa. Nel frattempo è giunta voce che forse ricovererebbero il paziente o che in ogni caso l’autocertificazione potrebbe compilarla l’ospedale e quindi, a suo rischio, l'uomo ha deciso di andarlo a prendere e riportarlo a casa.
La cosa peggiore in tutto ciò è proprio il non sapere come agire, trovarsi bloccati in un paradosso da dove non si hanno materiali e concrete vie risolutive.
Noi di Meridiana non condanniamo l'ospedale o le forze dell'ordine per il loro adempimento delle regole, piuttosto crediamo che a questo punto la Regione a cui fanno capo le strutture ospedaliere, dovrebbe mettere a disposizione di queste persone dei mezzi adeguati per il ritorno alle proprie abitazioni.
-Erika Lando
Fonte: Il Quotidiano Italiano (Leggi qui)
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