15 marzo, Giornata contro i Disturbi Alimentari: La Voce di chi ha Vinto.

Oggi, 15 Marzo, si celebra la giornata nazionale di sensibilizzazione sui disturbi alimentari. Credo che riempire queste righe con dati statistici e numeri "da tener d'occhio" legati alla suddetta questione sia pressoché inutile, sono disponibili ovunque, ma personalmente ritengo che scrivere in maniera da offrire reale supporto a qualcuno che ne soffra e cerchi comprensione implichi l'eliminazione di qualsiasi distacco formale, e il non aver paura di descrivere qualcosa di "forte", che piuttosto che farlo sentire immerso nell'ennesima morale di circostanza, gli doni il calore della vicinanza e dell'incoraggiamento.
Non a caso ho utilizzato il termine "forte".


Perché non c'è niente di leggero in ciò che vive, chi lotta ogni giorno contro se stesso. Chi vede la vita scorrergli davanti bloccato nel proprio tempo, che non scorre anche quando passano i giorni, le risate, le amicizie, le stagioni, gli amori. E quella persona è lì, ma li vive in una dimensione diversa, imprigionata dal peso del proprio macigno.
E da quel macigno è difficile liberarsi.
Perché ti inghiottisce nelle sue fauci, si accaparra il primo posto nella tua esistenza, ti fa vivere ogni istante della vita attraverso la lente di quell'ossessione. In questo circolo vizioso si può cadere a causa di un malessere interiore così profondo da far sì che ci si rivolti contro se stessi, contro il proprio stesso corpo, o a causa di un grave senso di insoddisfazione personale, di frustrazione e di inadeguatezza, o addirittura di una percezione totalmente distorta della propria immagine, oppure per ricercare un rifugio in una situazione in cui non si è affatto sereni.


Non è un capriccio, una moda, un passatempo o una fissa bizzarra, è realmente una trappola.
Chi ne soffre è vittima della propria mente, la quale diventa una sanguisuga che si nutre di lui lasciandolo vuoto e stanco.
Ma la cosa più subdola sta probabilmente nel fatto che si diventa veri maestri nel nasconderlo all'esterno, nessuno se ne accorge se si diventa bravi. Si continua ad uscire, a ridere, a scherzare, a ballare, cantare e comportarsi con assoluta normalità, e anche di più.
Poi, una volta a casa, ci si toglie la maschera e si ripiomba nella propria prigione. Si ricomincia daccapo, con digiuni lunghissimi o abbuffate nervose a cui seguono corse in bagno pregando di riuscire a vomitare tutto.
Poi ci si guarda allo specchio e ci si sente estranei a quel riflesso, ci si fa schifo da soli per quello che si fa, per quello che si è.
Ci si sente in colpa perché ogni mattina ci si sveglia puntualmente con l'obiettivo di vincere la propria battaglia, di farcela a cambiare le cose, ci si sveglia sperando di uscirne da soli con le proprie forze, ma si finisce regolarmente per assistere inermi al proprio fallimento. E la cosa peggiore di tutte, quella che davvero getta nella disperazione più assoluta, è il fatto di non poterne parlare con nessuno, il fatto insopportabile di sentirsi soli a sopportare tutto questo. 
Già, perché la malattia ti rende solo,  ti fa chiudere in te stesso, ti costringe ad allontanare coloro che ami dal vero te, quello senza maschere. Perché si crede di non riuscire a spiegare, o peggio di essere giudicati. Ma parallelamente si vive con ansia il terrore di non riuscire mai ad uscirne, e il timore di ciò che potrà accadere continuando così. E allora si piangono fiumi di lacrime,  ci si sente impazzire, si continua incessantemente a vedersi sbagliati, imperfetti, manchevoli di tutto. 
Quasi ci si identifica con il proprio disturbo, si è convinti davvero di essere come suggerisce nell'orecchio quella mente invasa da un gioco spietato, che muove i fili della stima di sé, come si fosse burattini. 

MA NON È COSÌ, VE LO ASSICURO!
NON SIETE CIÒ CHE CREDETE DI ESSERE, NEANCHE UN PO'!
Liberatevi dalla schiavitù della costante ricerca della perfezione, quanta energia sprecate per odiarvi, per autocondannarvi a rincorrere un ideale che non esiste? Cos'è la perfezione? È come l'orizzonte quando ci fa credere che ci stiamo avvicinando solo per spostarsi un po' più in là, continuando ad allontanarsi all'infinito. 
Traduzione: è un'idea effimera. 
Valete molto più di quello che pensate, e chi vi ama lo sa, e ve lo dice sempre, siete voi che continuate a prestare ascolto solo a quella dannosa voce interiore. 
Forse è arrivato il momento di imparare, poco a poco, ad amare voi stessi, un passo alla volta. Lungi da me dire che sia un percorso facile, tutt'altro. Potreste iniziare però a lavorare sull'autoconsapevolezza, valutando i punti di forza e debolezza per trovare un equilibrio e la giusta fiducia in se stessi.
La bellezza e il valore personale non equivalgono ad una taglia 38 o al non commettere mai errori. 
La meraviglia sta nell'unicità del proprio modo di essere, negli occhi con i quali si guarda la vita, nei propri valori, nella propria intelligenza,  in come sappiamo rialzarci dai nostri errori e fallimenti, nell'empatia verso gli altri,  nelle nostre parole, ed infine anche nell'infinito repertorio di bellezze che non ci rendono uguali a nessuno, ma splendidi così. 


In questa giornata così importante voglio dire una cosa a tutti voi guerrieri silenziosi: NON SIETE SOLI. Non chiudetevi in voi stessi, non rintanatevi nel letargo della tristezza, PARLATE DI CIÒ CHE PROVATE, del vostro grande malessere, parlatene, trovate la forza di confessare a qualcuno ciò che state passando. Chiedete aiuto, non abbiate paura del giudizio. 
È difficile, ma è un primo passo importantissimo, fatelo con chiunque vogliate, ma smettete di tenere per voi questo fardello enorme. 
Si può uscire da tutto ciò, ve lo prometto. 
Si può imparare ad essere felici, a fare amicizia con se stessi, si può superare tutto ciò che avete sopportato. 
Che abbiamo sopportato. 
Perchè combattere è già una vittoria. E avere qualcuno che crede nella nostra possibilità di farcela è un grande incentivo. 
Forza.

-Erika Lando

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