Siamo abituati a immaginare il rugby come uno sport "esotico", lontano dalle nostre "tradizioni sportive"; uno sport virile per soli uomini, magari grossi, muscolosi e abituati a farsi male, è difficile immaginarsi una donna correre nel fango e farsi largo per arrivare alla meta a qualunque costo; eppure il rugby femminile c'è anche qui, ben radicato a Modugno l'A.S.D. Panthers Rugby Team e in alcune città limitrofe come Bitonto.
Ed è proprio a Bitonto che siamo andati ad intervistare Conny, una ragazza che da anni gioca come mediano di spinta nell'Amatori Rugby Bitonto.
Ci si può immaginare il nostro stupore quando di fronte ci siamo ritrovati questa ragazza poco più che ventenne; una ragazza sì normalissima, ma nonostante ciò, fuori dal comune:
Minuta, sorridente, a tratti timida e con movenze talmente aggraziati che non avrebbero fatto mai pensare ad una rugbista, ma con una grinta assolutamente straordinaria, infatti, l'amore per questo sport, la passione e le emozioni che la trasportavano ci hanno lasciato di stucco.
Ancora più di "stucco" ci siamo rimasti quando in poche parole -ponderate, empatiche e ricche di vero sentimento- ci ha stravolto il modo di immaginare questa disciplina: «[...]Il Rugby non è solo uno sport, ma è anche fratellanza: i sorrisi e i pianti, le vittorie e le sconfitte; tutto ti plasma, ti fa diventare un tutt'uno con la squadra e in quel campo, con la pioggia o con il sole, nel fango o nella polvere, sai che puoi contare prima che su te stessa, sulle tue compagne. [...] Non si vince da soli, in questo sport non puoi fare la "solista", non puoi correre da sola e se ci provi ti placcano, ti fai male, per cui ti devi fidare ed affidare alla squadra».

E come in tutti gli sport anche qui ci si fa male, anche se le ferite non fanno così paura: «[...]le contusioni, le ginocchia sbucciate, gli strappi sono ferite che fanno male per poco e che guariscono subito, anche il dolore delle sconfitte non tarda ad andar via, ma la felicità, la passione e l'amore per questo sport sono durature».
I pregiudizi però in questa disciplina non mancano: «[...]Anche i miei genitori erano titubanti; gli amici, i parenti, i compagni di università molto spesso mi chiedono il perchè lo faccia e molti non comprendono la passione che ci metto, ma io lo faccio perchè mi fa stare bene e cio mi basta».
In conclusione questa ragazza ci ha fatto capire che non esistono sport da uomo o da donna, non contano le ferite o la pericolosità del gioco, non conta se uno sport possa essere considerato "duro" o "soft", non contano i pregiudizi di chi non capisce l'emozione che questo gioco ti dona, ma conta solo la passione.
Conny fa ciò che le piace fare, le sue compagne di squadra anche, ognuna con il proprio ruolo, ognuna con la propria responsabilità, ed è proprio grazie a queste difficoltà che queste ragazze crescono insieme, si allenano e si mettono alla prova imparando a vivere prendendo letteralmente di petto la vita e insegnando a noi, ragazzi e ragazze di tutte le età, che anche il rugby è scuola... scuola di vita per chiunque lo voglia vivere.
Ed è proprio a Bitonto che siamo andati ad intervistare Conny, una ragazza che da anni gioca come mediano di spinta nell'Amatori Rugby Bitonto.
Ci si può immaginare il nostro stupore quando di fronte ci siamo ritrovati questa ragazza poco più che ventenne; una ragazza sì normalissima, ma nonostante ciò, fuori dal comune:
Minuta, sorridente, a tratti timida e con movenze talmente aggraziati che non avrebbero fatto mai pensare ad una rugbista, ma con una grinta assolutamente straordinaria, infatti, l'amore per questo sport, la passione e le emozioni che la trasportavano ci hanno lasciato di stucco.
Ancora più di "stucco" ci siamo rimasti quando in poche parole -ponderate, empatiche e ricche di vero sentimento- ci ha stravolto il modo di immaginare questa disciplina: «[...]Il Rugby non è solo uno sport, ma è anche fratellanza: i sorrisi e i pianti, le vittorie e le sconfitte; tutto ti plasma, ti fa diventare un tutt'uno con la squadra e in quel campo, con la pioggia o con il sole, nel fango o nella polvere, sai che puoi contare prima che su te stessa, sulle tue compagne. [...] Non si vince da soli, in questo sport non puoi fare la "solista", non puoi correre da sola e se ci provi ti placcano, ti fai male, per cui ti devi fidare ed affidare alla squadra».

E come in tutti gli sport anche qui ci si fa male, anche se le ferite non fanno così paura: «[...]le contusioni, le ginocchia sbucciate, gli strappi sono ferite che fanno male per poco e che guariscono subito, anche il dolore delle sconfitte non tarda ad andar via, ma la felicità, la passione e l'amore per questo sport sono durature».
I pregiudizi però in questa disciplina non mancano: «[...]Anche i miei genitori erano titubanti; gli amici, i parenti, i compagni di università molto spesso mi chiedono il perchè lo faccia e molti non comprendono la passione che ci metto, ma io lo faccio perchè mi fa stare bene e cio mi basta».
In conclusione questa ragazza ci ha fatto capire che non esistono sport da uomo o da donna, non contano le ferite o la pericolosità del gioco, non conta se uno sport possa essere considerato "duro" o "soft", non contano i pregiudizi di chi non capisce l'emozione che questo gioco ti dona, ma conta solo la passione.
Conny fa ciò che le piace fare, le sue compagne di squadra anche, ognuna con il proprio ruolo, ognuna con la propria responsabilità, ed è proprio grazie a queste difficoltà che queste ragazze crescono insieme, si allenano e si mettono alla prova imparando a vivere prendendo letteralmente di petto la vita e insegnando a noi, ragazzi e ragazze di tutte le età, che anche il rugby è scuola... scuola di vita per chiunque lo voglia vivere.


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